In questa pagina è possibile trovare le riflessioni di Beppe Picaro sul video del debutto

Abbattuto il tricheco Freya, star del fiordo di Oslo

Le autorità norvegesi: "Rappresentava un pericolo per il pubblico"

Il tricheco norvegese Freya è stato abbattuto: il grande mammifero marino era diventato un'attrazione estiva nel fiordo di Oslo al punto però da rappresentare un pericolo per il pubblico e le autorità non hanno voluto correre rischi.

Al pinnipede è stata praticata l'eutanasia.

"La decisione di praticare l'eutanasia sul tricheco è stata presa sulla base di una valutazione completa della continua minaccia alla sicurezza umana", ha dichiarato in un comunicato il capo della Direzione norvegese della pesca, Frank Bakke-Jensen.


2 ottobre 2022

Amici di Freya, Freya è morta! La giovane “tricheca” è stata, come precisato dalle autorità norvegesi, sottoposta a eutanasia perché la sua presenza era diventata un pericolo per gli esseri umani. I nomi che ci vengono affidati non sono casuali, né lo sono le nostre vite così come pure non lo sono le nostre dipartite terrene. I giornali si affrettarono a spiegare che il triste evento fu causato per il promiscuo, ovvero irrispettoso, atteggiamento umano verso la natura selvaggia. La colpa ricadeva su quanti, probabilmente a livello inconscio, volevano sentire l’alito di Madre Gaia sul volto. Ma la società è una fortezza contro la natura, tanto quanto lo è contro il pensiero indipendente.

Freya non è stata uccisa, Freya ha lasciato il mondo di mezzo per tornare ad Asgard, delusa dall’uomo, immemore del patto che aveva stretto con le divinità celesti. Ed è proprio quel patto, sussurrato dentro al primo soffio che accoglie ogni nuova vita terrestre, che il corpo cerca e la mente elude. Mentre Freya il tricheco si addormentava, con l’imponenza della sua mole, sui simboli di una ricchezza miniaturizzata, Freya la dea testava la volontà d’amore e di guerra di quella piccola umanità con cui condivideva un frammento di pianeta.

L’occidente è sempre più pacifista e guerrafondaio, naturalista e specista, antirazzista e classista, accogliente e distaccato, generoso e avido, democratico e intollerante, buonista e crudele, ma mai sincero. La dicotomia della politica, ovvero la verità bugiarda.  L’unica verità politica è la menzogna perché la politica costruisce i propri oggetti fuori dalla vita reale e quindi sono veri solo rispetto a se stessa in quanto sue creazioni. Ovvero la geografica fisica e quella politica, quella vera e quella falsa.

Il popolo italiano, quello che si abbevera alle fonti politiche, sembra essersi dimenticato (le dichiarazioni dei partiti politici e i risultati delle recenti elezioni lo confermano inequivocabilmente) che in un recente passato era stato mandato a morire in Russia. I soldati, gonfi di patriottica retorica, protessero la grande ritirata germanica per essere poi abbandonati al grande freddo. Fu un tributo di vite (“pochi morti per sedere al tavolo dei vincitori” disse l’allora “comandante in capo” per giustificare l’azzardo italico). Tuttavia prima delle ragioni di opportunità politiche andrebbero considerate quelle di fattibilità tecniche: addestramento, vettovagliamento, equipaggiamento. Se le scarpe non erano di cartone come affermato da qualche detrattore, comunque non erano adatte alle rigidità invernali. Oggi, come allora, qualcuno decise senza prevedere le conseguenze e senza valutare la reale disponibilità dei mezzi. O forse, questa volta, proprio in virtù di tali conseguenze, e non vedo come non potrebbe esserlo dato che il “banchiere-ministro” si occupò di società energetiche. Se ieri l’irresponsabilità fu per vanagloria, oggi lo è per dolo. Siamo passati dalla dittatura di piccoli uomini al suo parossismo costituzionale e globale.

Amici, vi ringrazio per aver condiviso le riprese dello spettacolo. Sapete che con Erik avete un documento unico e prezioso? Le scenografie incantevoli, i numeri di danza entusiasmanti, la musica coinvolgente, gli attori bravissimi e ottimamente preparati. Non ho abbastanza esperienza per poterlo affermare ma gli attori, seppur giovani nella loro esperienza, mi pare che riescano a porgere il testo in maniera molto professionale. In altre parole sono più bravi di quello che “dovrebbero” essere. Swegn, per esempio, fa venire i brividi. Preciso, asciutto, altero, regale, niveo, basso eppur alto, logico e tagliente, vero fino alla menzogna.

Sono, come voi, a favore della recitazione dal vivo ma forse anche una riproduzione è in grado di innescare peculiari esperienze e creare ponti quantistici e mistici tra lo spazio e il tempo prima impensabili. Non abbiamo bisogno di incontrarci nello stesso luogo e alla stessa ora, perché quel luogo è fuori dallo spazio e dal tempo, e basta un richiamo per accedervi. Forse è per questo che le registrazioni funzionano per l’arte musicale. Ho così tante idee per nuovi progetti teatrali, e allora che il teatro risorga presto!

Beppe Picaro (musicista)