GIUSEPPE PICARO
«È con gioia che vedo ritornare il teatro alla sua vera dimensione ieratica. Ogni movimento è sublimato in una danza gestuale che richiama le glorie passate delle rappresentazioni di altri tempi. I corpi, come gli strumenti musicali, devono non solo procedere in sincronia ma essere intonati tra loro, affinché la bellezza della sinfonia emerga dal sogno del poeta. Anche i costumi sono una meraviglia da guardare, protagonisti essenziali della mise en scène. La recitazione non è ancora stata svelata! E allora attendiamo l’ultimo mistero venga mostrato, ma non disperdete le parole nei venti di tempesta, attendete una più dolce e calda brezza. Qualcuno avrebbe detto che Erik esiste già, ma la sua esistenza deve essere riaffermata più volte, ripetuta come una lezione per una materia ancora addormentata. Un giorno i sopra-vissuti penseranno a questo spettacolo come a una delle prime brecce della nuova arte. Il nuovo che riassorbe in sé quanto di più sacro era presente nell’antico e lo proietta oltre.
Credo che il regista vada complimentato, e ringraziato, per lo sforzo immenso che ha dovuto mettere in questo lavoro. Sarà stato faticoso quanto arare una terra che non riconosce il vomere. Ma poi la zolla si ribalta e la luce allontana le ombre. La poesia mantrica di Sri Aurobindo è una forza attiva, e si può comprendere solo mettendo da parte se stessi (un plauso speciale va fatto alla maestria poetica dell'Autore e all'ostinazione metrica del traduttore! E con "ostinazione" intendo la perseveranza nel mantenere la musicalità del testo). E finalmente, lontani dalla retorica intellettuale di cui troppo spesso il teatro si abbuffa, emerge, o emergerà, dal proscenio la scena-verità. Non serve spiegarla per comprenderla, perché appartiene a un’altra e nuova logica.
Sollecitato dai vostri lavori di preparazione dell’allestimento teatrale, ho ripreso in mano il libro di Eric. Ammetto, non sono riuscito ad andare oltre le prime pagine, incantato dalla poesia nella poesia che già mi inebriava alla prima pagina. Sprofondato in un luogo senza tempo, dove i personaggi sono vivi ed eterni, reali emanazioni e archetipi allo stesso tempo, ho ascoltato Aslaug cantare, e così ho cercato di trascrivere le sue note al meglio delle mie capacità. Spero di farvi cosa gradita condividendola con voi e dedicandola a Voi.
Le benedizioni di Sujata e Satprem sono meravigliose. Certe benedizioni hanno l’effetto di alzare la posta in gioco nella battaglia in cui si è chiamati a combattere. È proprio nella loro efficacia la ragione di un più ampio attacco e di un più stretto assedio.
Dirigere prove teatrali durante un periodo di emissioni selvagge di decreti ministeriali deve essere come… danzare con una tuta da palombaro… o se ne esce rafforzati o se ne esce trasformati!
Che il profumo dei fiori della determinazione vi accompagni!»
Giuseppe Picaro