Eugenio Barba e l’Odin Teatret



Il 20 ottobre 2017 Tommaso Iorco incontrò Eugenio Barba e lo mise a conoscenza del Progetto Erik.

Quando il debutto del dramma Erik (previsto per il 24 aprile 2020) fu di fatto impedito dal lockdown, Tommaso realizzò alcuni video di denuncia, tra cui “Il Tempo degli Assassini” (https://odysee.com/@arianuovaOM:6/il-tempo-degli-assassini:f). Poco dopo, scrisse a Barba per invitarlo a guardare tale video (e, implicitamente, per stimolarlo a prendere posizione sui provvedimenti «totalitari e incostituzionali», come lo stesso Tommaso li definisce nel video suddetto, in cui denuncia l’importuno silenzio assenso del mondo del teatro).


30 maggio 2020

Caro Eugenio,
in questo periodo di “emergenza sanitaria”, ho realizzato alcuni video di denuncia, tra i quali mi permetto di segnalarti il seguente (per il suo carattere teatrale):
https://odysee.com/@arianuovaOM:6/il-tempo-degli-assassini:f
Mi ha un poco stupito che i teatranti, fatta eccezione per il microscopico sottoscritto, si mostrino totalmente ciechi e sordi nei confronti delle vere intenzioni che sottostanno al lockdown... Eugenio Barba che dice in proposito? Non ho trovato una sola parola VERA nemmeno da parte tua. Eppure non mi sembri affatto difettoso in capacità oratorie! Perché?
Grazie e ogni bene,
Tommaso Iorco
www.eric.theater


La risposta giunse qualche giorno dopo, ma Eugenio ritenne opportuno utilizzare come intermediaria una responsabile dell’Odin Teatret, anziché farlo direttamente. Si percepisce già da questa sua scelta un evidente imbarazzo, confermato poi dalle espressioni alquanto evasive (peraltro, assai tipiche di Eugenio quando cerca di svicolare) contenute nella risposta.


2 giugno 2020

Caro Tommaso,
Eugenio mi prega di dirti che ha visto il tuo video.
Bisogna prendere posizione e farlo con i mezzi della professione che abbiamo scelto. Ognuno segue la sua visione del mondo e le sue necessità. Soprattutto evitare di diventare moralisti e giudicare gli altri. Ognuno deve essere libero di scegliere la propria strada anche se noi la consideriamo sbagliata. Se è una strada criminale, come il nazismo, allora bisogna prendere le armi e combattere.
Non sarà il teatro o un video a fermarlo.
Ti manda molti saluti.
Cordialmente
Nathalie Jabalé

Producer
Odin Teatret / Nordisk
Teaterlaboratorium
Særkærparken 144
7500 Holstebro - Denmark    


Una risposta così generica e superficiale non avrebbe meritato alcuna replica. Ma la nostra Gaia Ambrosini, che non ha peli sulla lingua e non ama lasciare nulla in sospeso, ha preferito altrimenti (dopo avere ottenuto il premesso da parte di Tommaso, ovviamente), dettagliando con una certa dovizia la nostra posizione.

2 giugno 2020

Cara Nathalie,
ti ringrazio anzitutto per la risposta e ti prego di ringraziare Eugenio da parte di Tommaso.
Detto questo, francamente non capiamo il tuo accenno al moralismo. Siamo d’accordo con te che bisogna prendere posizione, e prima di farlo è necessario informarsi accuratamente su quanto sta accadendo e farlo avvalendosi di una buona sensibilità discriminatoria, dal momento che l’informazione “di regime” presenta un punto di vista univoco e alquanto interessato. Chi sceglie di vedere, si trova un fitto panorama antropologico davanti a sé: ci sono gli ipocondriaci che seguono la propaganda di regime, quelli che hanno intravisto che si sta instaurando una dittatura sanitaria e che temono per la democrazia e i diritti costituzionali, vi sono i corrotti che per interesse non prendono posizione, quelli che fanno i delatori, quanti lucrano sul brigantaggio di stato, e così via. È in momenti come questi che gli esseri umani mostrano (volente o nolente) se hanno una vera empatia o se si tratta solo di un buonismo di facciata. Mi chiedo se riuscirai a pronunciare frasi come quelle che hai scritto davanti a dei camici bianchi che sottopongono a TSO qualcuno che manifesta pacificamente, oppure davanti a dei poliziotti che ammazzano un George Floyd!… Non poche persone, qui in Italia, si suicidano perché non hanno più da mangiare!
Il regime nazista da te evocato, ormai ci pare anacronistico e coloro che vogliono creare un sistema totalitario sanno bene che le strategie da attuare sono completamente diverse: occorre camuffare il golpe mondiale con giustificazioni sanitarie o filantropiche (Kill Gates docet!), avendo ben cura di mantenere una parvenza di democrazia e, anzi, dicendosi sostenitori del bene comune, per poi comprarsi l’Organizzazione Mondiale della Sanità, controllare i mezzi di comunicazione di massa e tenere lontani dal mainstream coloro che non si fanno comprare e che denunciano gli abusi a costo della loro stessa vita. «Prendere le armi e combattere» (per citarti), in questo stato di cose, sarebbe totalmente controproducente: costituirebbe l’alibi perfetto per giustificare un intervento militare volto ad annientare gli oppositori al neo-regime con il pretesto di ripristinare l’ordine sociale e sedare i "violenti e facinorosi terroristi”. Quanto dici poteva avere un senso cinquant’anni fa, non più adesso. Oggi, l’unica arma a nostra disposizione è cercare di sensibilizzare quante più persone possibile, in modo da non essere passivi di fronte a questo tentativo di instaurazione di una dittatura liquida planetaria. Solo facendo massa critica si può sperare di contrastare la plutocrazia tecnocratica.
Se ci permettiamo di dire che non condividiamo minimamente la vostra risposta, e se aggiungiamo che secondo noi Eugenio Barba e l’Odin Teatret si vergogneranno di non avere preso posizione in questa situazione di inaudita gravità, pericolosissima per il futuro della terra, non vedo perché ci si debba appiccicare addosso l’etichetta di moralisti… Ma, ovviamente, siete liberi di scriverci quel che vi pare e di apostrofarci con gli epiteti che ritenete più opportuni. Qualunque critica è da noi sempre bene accetta, purché sufficientemente circostanziata e nata da intenti sinceri.
Come forse Eugenio ricorda, da tre anni stiamo preparando un nuovo spettacolo teatrale (basato sul sublime dramma vichingo Eric di Sri Aurobindo, un Rivoluzionario che senza prendere le armi venne considerato dal Vicerè dell’India, in ben tre missive indirizzate a Sua Maestà la Regina dell’allora Impero Britannico, come «il personaggio più pericoloso con il quale abbiamo a che fare») e questo video di denuncia nei confronti dei teatranti asserviti e prezzolati ci ha chiuso ogni possibilità di poter replicare la rappresentazione nei teatri italiani, visto che ci siamo permessi di smascherarli. Lo sapevamo in anticipo e nemmeno per un istante ci è sfiorata l’idea di anteporre le nostre convenienze alla necessità di prendere posizione. Quindi, come nostro solito, paghiamo di persona, anziché accettare sovvenzioni da parte dello Stato, di Fondazioni Bancarie o di Casate Reali.
Tale video, che Tommaso si è permesso di segnalare a Eugenio Barba, è stato da poco caricato su PandoraTv, un coraggioso canale di contro-informazione fondato dal compianto Giulietto Chiesa (qui: https://www.youtube.com/watch?v=O1-3JCGQswE) e in soli tre giorni ha raggiunto le 13mila visualizzazioni che continuano ad aumentare: ha già riscosso notevoli apprezzamenti da persone non conniventi con il potere (basta vedere i ‘like’ e i commenti in calce al link sopra indicato). Magari non servirà a nulla, ma la nostra esperienza di vita (confermata peraltro dalla Bhagavad-Gita) ci induce a operare non per i risultati, ma per l’azione in sé, quando è percepita come necessaria (kartavyam karma); in questa stessa prospettiva, Tommaso si è sentito spinto a fare un tentativo per cercare di stimolare Eugenio che, a quanto pare, è indisposto a mettersi in discussione. Pazienza. Ciascuno è libero di seguire la propria Weltanschauung, per l’appunto... Ma fino a quando?
Un sincero saluto,
Gaia Ambrosini
www.eric.theater


Com’era da aspettarsi, questa missiva non ha ricevuto risposta. Nel frattempo, il video di Tommaso su PandoraTV ha abbondantemente superato le ventimila visualizzazioni.

Barba, nel corso della sua lunga carriera, non ha mai disdegnato onorificenze accademiche e sovvenzioni (compresa una pensione conferitagli dalla Corona di Danimarca). Intendiamoci: benché la nostra posizione ci abbia condotti a una scelta radicale, volta a non accettare soldi da enti pubblici o privati (e non certo per partito preso o per “moralismo”: abbiamo constatato prestissimo e di persona che questi enti non danno mai niente per niente e che le loro elargizioni sono un modo elegante per comprarsi il silenzio in merito a loro eventuali malefatte, conflitti di interessi, intrighi e quant’altro), non siamo contrari a priori, a patto che l’accettazione di tali donazioni non comporti una qualche implicita (quasi mai esplicita, per ovvie ragioni) imposizione del sia pur minimo bavaglio, come invece capita praticamente sempre. A constatare da quanto abbiamo potuto osservare negli ultimi tre decenni, finora non ci risulta un solo caso in cui qualcuno (una qualunque personalità fisica o giuridica) abbia ricevuto una donazione senza dover accettare di omologarsi all’ente elargitore (che poi, a dirla tutta, nel caso di ente pubblico elargisce soldi che ha in amministrazione dai cittadini, avendoli ricevuti dalle tasse di tutti noi!). La nostra scelta, in estrema sintesi, è una sorta di protesta contro la prassi abituale, basata su raccomandazioni, favoritismi, convenienze e simili fattori che escludono automaticamente qualunque valutazione genuinamente artistica e sviliscono l’artista, abbassandolo al rango di prostituta. Basta dare un’occhiata rapida al mondo del cinema per riceverne una fin troppo palese conferma.

Per fare un esempio probante al di fuori del mondo artistico, vediamo tutti cosa succede nel giornalismo: i canali di informazione “mainstream” (cartacei o digitali che siano) ricevono laute sovvenzioni pubbliche, senza le quali non sarebbero in grado di sopravvivere; in cambio, si sono progressivamente trasformate da cani da guardia del potere a volgari scherani di chi dovrebbero invece controllare. D’altronde, come è largamente noto, gli stessi giornalisti, per operare, devono essere iscritti a un albo che in origine venne istituito da Benito Mussolini al preciso scopo di controllare gli organi di stampa in modo da avere l’intera sfera dell’informazione schierata in blocco dalla propria parte. Ebbene, tale albo non è mai stato abolito e la moderna dittatura (mascherata da democrazia parlamentare) ha trasformato i cittadini in sudditi senza che neanche questi se ne accorgessero (tranne pochi dissidenti, proprio come al tempo del fascio). I giornalisti con la schiena dritta si contano ormai sulle dita di una mano e affrontano difficoltà notevoli.

Per tornare infine a Eugenio Barba (nei confronti del quale non abbiamo il sia pur minimo astio, sia ben chiaro!), non deve nemmeno trarre in inganno il fatto che lui e il suo Odin Teatret appartengano a un circuito per così dire alternativo all’interno del mondo del teatro, che vorrebbe distinguersi per una certa “etica” (assai discutibile, oltretutto, dal momento che il teatro è — o dovrebbe essere — un’arma contro ogni modello imperante in qualsivoglia ambito, compreso quello della morale). In realtà, nulla può diventare più subdolo di certi circuiti alternativi foraggiati dal potere. Ne sa qualcosa Julian Assange e di come le organizzazioni no profit — le quali sostengono con gran sussiego di difendere i “diritti umani” e la “libertà di stampa”, ma che di fatto sono finanziate dai più grandi miliardari al mondo — si rifiutino di sostenerlo e di denunciare l’assurdità di questo vergognoso accanimento su di un essere umano che si è reso paladino per eccellenza nello smascherare le lobby e le loro losche manovre, senza scendere a compromessi e senza fare valutazioni di parte a favore o a sfavore di chicchessia.

In definitiva, constatiamo con grande rammarico come a tutt’oggi non sia arrivato alle nostre orecchie il grido di protesta di nessun regista o attore teatrale italiano contro questa pericolosissima buffonata massmediatica scatenata sul coronavirus. A parte, ovviamente, il nostro Tommaso Iorco, il quale sarebbe felicissimo di non detenere tale monopolio!